La raccolta pittorica

Madonna con BambinoNel giugno del 1865, il consiglio comunale di Colla, oggi Coldirodi, deliberava di acquistare i dipinti della collezione del sacerdote Paolo Stefano Rambaldi e di riunirli così nella biblioteca e alla raccolta di stampe che lo stesso Rambaldi aveva voluto donare alla sua morte al comune natio “non fosse per altro – così recita l’atto del Consiglio comunale – che per conservare nella terra che ebbe la fortuna di dare i natali al detto Rambaldi quante di lui più care memorie”.

Al pieno Seicento riconduce la Visione di San Filippo Neri attribuita al toscano Mario Balassi, mentre gli intenti devozionali sono risolti in eleganze settecentesche nel San Sebastiano soccorso dalle pie donne di Michele Rocca.

Evidentemente le scelte del Rambaldi non rispondevano solamente a motivi pietistici e devozionali quanto piuttosto alle sue ambizioni di “conoscitore” d’arte che, nei limiti impostigli dalle sue deboli finanze, lo spinge a cercare, anche attraverso copie antiche, soggetti non solo toscani, ma anche testimonianze della grande stagione veneta cinquecentesca.

Un gusto laico e in qualche modo borghese lo spinge a non tralasciare per la sua piccola collezione paesaggi, nature morte e composizioni floreali di gusto seicentesco, reperendo, tra questi ultimi, alcuni soggetti di indubbio interesse quali i due Vasi di fiori riferiti al napoletano Giuseppe Recco.

Ed è la scelta ricca di opere di Salvator Rosa o almeno di dipinti che riprendono soggetti del pittore napoletano a permettere di leggere di nuovo il gusto e la cultura del Rambaldi in consonanza con le tendenze della sua epoca.

Proprio la possibilità di consultare i testi della biblioteca del sacerdote ligure mostra l’aggiornamento culturale del collezionista, la possibilità di leggere l’interesse per quel pittore “del dissenso”, “avventuroso, patriota e ribelle” in rapporto con la fortuna dell’artista ormai decretata specie in ambiente anglosassone: tra i libri del Rambaldi ritroviamo un’opera di Lady Sydney Morgan, autrice della prima monografia sull’artista, esaltatrice in chiave romantica del pittore napoletano.

Tentazioni di Sant'AntonioE proprio in rapporto alla figura del Rambaldi trova significato e senso ogni presenza nella collezione di Coldirodi: frequentatore e partecipe di “Società promotrici” si accosta al dibattito sull’arte, così fervido in quegli anni, con un gusto moderato e prudente come sembrano indicare le poche scelte di dipinti “moderni”, paesaggi, da quello ideale e classicheggiante di Carlo Marko, a quelli ispirati dalla vena romantico – borghese di Antonio Morghen.

Ancora una volta in contrasto con un aggiornamento culturale più spregiudicato che lo vede raccogliere nella sua biblioteca le opere del fiorentino Niccolini, romantico esaltatore del sublime michelangiolesco, e lo vede iresistibilmente attratto dalle opere ispirate al fervore preraffaellita di Gabriele Rossetti, il sacerdote di Coldirodi è alla romantica ricerca del “bello” che lo porta a impegnare le sue poche sostanze nell’acquisizione di opere originali, insieme a copie antiche o da lui direttamente richieste di grandi artisti, o a percorrere affascinato i luoghi significativi del rinascimento fiorentino cercando di conservarne memoria facendo riprodurre nell’incisione quelli più significativi per lui come gli affreschi del Beato Angelico nel convento di San Marco.

Una raccolta quindi che deve essere letta con la coscienza di trovarci di fronte, qui nell’estremo ponente ligure, ad un angolo di Toscana significativamente legato per il tramite di Paolo Stefano Rambaldi al ricordo della nativa Coldirodi.